Come tutelarsi quando si presta denaro ad un parente o ad un amico?

Come tutelarsi quando si presta del denaro ad un parente o ad un amico?

In momenti di crisi come quella degli ultimi mesi la ricerca di liquidità diventa una priorità per molte famiglie.

Vuoi perché il solo entrare in banca in questo periodo non è così agevole per le norme sanitarie, vuoi perché le condizioni per accedere ai prestiti sono diventate più restrittive, spesso l’alternativa è quella del prestito tra privati.

Anche in famiglia, un genitore che presta del denaro a un figlio per acquistare un’auto o un nonno che finanzia gli studi universitari del nipote sono gli esempi classici di trasferimento di denaro fra parenti.

Nelle prossime righe voglio darti qualche suggerimento per quel che riguarda i prestiti, perché con le donazioni il discorso cambia.

Prestare soldi non è un problema, a patto che si rispettino alcune regole.

La prima cosa che devi sapere è che il fisco, quando ci sono passaggi di denaro, potrebbe presumere che ci sia stata una vendita di qualche bene o servizio e che dunque l’importo debba essere dichiarato.

Se sei un libero professionista, l’operazione potrebbe far pensare che si tratti di ricavi non dichiarati che hai fatto passare come un ‘’regalo’’ da parte di un parente.

Ma devi anche fare attenzione se fai un bonifico al figlio, perché le somme potrebbero apparire come lesioni di diritti ereditari dei suoi fratelli.

Per questi motivi devi fare in modo che, in caso di accertamento fiscale, tu sia sempre in grado di giustificare ogni movimento.

I rischi?

Evasione fiscale riciclaggio e omessa dichiarazione.

L’unica difesa è formalizzare per iscritto la natura del prestito, anche solo con una scrittura privata.

Tecnicamente si tratta di un contratto di mutuo tra privati, regolato dall’ art. 1813 del C.C. e conviene sia al debitore, che al creditore.

Al debitore perché risulta motivata l’entrata di denaro sul conto

Al creditore perché, in caso di mancata restituzione, può recuperare le somme senza bisogno di fare una causa, rivalendosi direttamente sul debitore con un decreto ingiuntivo.

Se la somma è importante l’ideale sarebbe che la scrittura privata venga registrata presso l’Agenzia delle Entrate, in modo tale da informare il fisco.

Nella scrittura privata dovrai indicare:

> la durata

> le modalità di restituzione (unica soluzione o rate) e i mezzi di pagamento utilizzati che, per importi sopra i 2.000 €, dal 1/07/20 devono essere tracciabili.

Nei bonifici ricordati anche di indicare la giusta causale per ogni operazione.

Per intenderci: “prestito infruttifero” e “restituzione prestito infruttifero”.

> la data dell’operazione

Per far sì che la scrittura abbia un effetto giuridico la data deve essere considerata certa attraverso una di queste modalità:

l’autenticazione del notaio, la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate, l’invio di una Pec (posta certificata) o con una semplice raccomandata.

> se si tratta di prestito infruttifero (che non prevede il pagamento di interessi) oppure di prestito fruttifero (se ci sono interessi da pagare), perché, in quest’ultimo caso, devi indicarne i proventi nella dichiarazione dei redditi.

Occhio, perchè se non si indica nulla viene considerato prestito fruttifero.

Si tratta, come vedi, di alcune semplici, ma importanti precauzioni.

Ad ogni modo, come nella gestione finanziaria, evita il ‘’fai da te’’ e rivolgiti ad un avvocato che saprà sempre consigliarti la via migliore per tutelarti.

M.Isetta

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