Con la fine dell’estate e l’arrivo del superbonus 110% mi ritrovo a parlare con i clienti di un argomento che da sempre avvolge il cuore e la mente degli italiani: gli immobili.
Posso dirti che 2 persone su 10 con cui parlo capiscono che l’aspetto emotivo non va molto d’accordo con gli investimenti immobiliari.
Le altre 8 continuano ad avere opinioni basate sull’esperienza personale e la propria cultura finanziaria.
Nella maggior parte dei casi, gli attuali proprietari hanno ereditato, non solo gli immobili, ma anche un modo antiquato di gestirli.
Secondo uno studio di Ener2Crowd.com – piattaforma italiana di lending crowdfunding energetico – lo scenario attuale si divide in due parti.
Una prima parte, che vede i giovani italiani sempre più distanti dalla possibilità di acquistare un appartamento per motivi legati la lavoro e alle basse e incostanti retribuzioni.
E una seconda parte che vede crollare il mito della rendita sicura.
Non solo, è evidente anche la prospettiva di una vita da indebitati.
Dalla ricerca emerge che nel 1962 un operaio della Fiat – con uno stipendio di 50.000 lire al mese – poteva permettersi di acquistare un appartamento impegnando solo il 50% della retribuzione in 21 anni di lavoro.
Nel 2020 un giovane con la stessa retribuzione impiegherebbe 41 anni.
Inutile dire che, un approccio sbagliato, soprattutto nell’era post-Covid, rischia di creare molti più problemi che soddisfazioni.
Premesso che una strategia di investimento si progetta sempre considerando sia gli aspetti razionali, sia quelli emotivi, proviamo a concentrarci solo sulle finalità reali dell’acquisto.
In pratica sui ‘’perché’’ pensi di comprare un immobile.
In questo modo riuscirai a riconoscere i rischi e vedere le opportunità nella giusta prospettiva.
Meglio andare in affitto o comprare casa?
Immagino sia capitato anche a te di sentire o di pronunciare questa domanda.
Uno dei motivi principali per cui si acquista una casa è la convinzione che sia la scelta giusta per non ‘’buttare via’’ dei soldi con l’affitto.
Chi compra casa per andarci a vivere difficilmente si mette ad analizzare la convenienza finanziaria, perché l’aspetto emotivo rimane quasi sempre quello decisivo.
Solo l’idea di avere un tetto sulla testa e acquisire lo status di ‘’proprietario‘’ da esibire ad amici, parenti e colleghi è sufficiente per prediligere l’acquisto all’affitto.
A me sta anche bene che si ragioni in questo modo.
La percezione di sicurezza che deriva dal possesso, per sé e per la propria famiglia, è strettamente personale.
Ma la casa di residenza non è un investimento.
Investire significa trarre un profitto e la casa dove andrai ad abitare è un generatore di spese. Non ci ricavi nulla.
Da una parte eviti i costi dell’affitto e dall’altra affronti quelli della proprietà.
Ogni divagazione su cosa ne farai fra 20, 30 anni o più lascia il tempo che trova.
Ad ogni modo ti sottopongo qualche considerazione per entrambi i casi.
Se hai deciso di comprare, prenditi un minuto per rispondere a questa domanda.
Quanto incide il nuovo acquisto sull’intero tuo patrimonio?
Non ci vogliono particolari competenze per capire che, se il 95% del tuo patrimonio è sulla casa e il 5% sul conto, non stai pianificando molto bene il tuo futuro.
A maggior ragione se ti indebiti con un mutuo per l’80% o il 100%.
E’ vero che i tassi di interesse sono ai minimi storici, ma ricorda che stai comprando un bene di consumo a rate.
Esattamente come acquistare con un finanziamento i vestiti, gli elettrodomestici, un’auto o un Iphone.
Capisco che la similitudine ti faccia storcere il naso, ma i casi possibili sono questi:
- o ti indebiti per comprare un bene che produce un reddito (l’auto che serve al rappresentante per lavorare);
- o ti indebiti per comprare un bene per poi consumarlo (vedi gli esempi sopra).
Rimanendo dentro alcuni limiti non c’è una scelta giusta e una sbagliata, perché come persone abbiamo anche bisogno di consumare oltre che di produrre.
Se invece stai considerando l’affitto, dovresti porre l’attenzione su altre dinamiche.
Essendo una formula più flessibile, l’affitto di solito conviene alle famiglie giovani che potrebbero avere esigenze diverse come il trasferimento di lavoro o la necessità di avere più spazio dopo la nascita di un figlio.
Con l’avanzare dell’età e della stabilità lavorativa le cose cambiano e l’acquisto può essere invece una buona scelta.
Come avrai capito, quando si decide di acquistare la prima casa ci sono altre questioni oltre quelle finanziarie da considerare per migliorare la qualità della vita.
Ma cosa succede se pensiamo alla casa come ad un investimento?
Mettendo da parte la casa in cui si abita, in quest’ottica le finalità possono essere solo 2:
• fare una speculazione, cioè comprare e poi rivendere;
• ottenere una rendita da affitti.
In tutti questi casi diventa importante capire cosa sta muovendo i prezzi degli immobili.
La crisi economico-sanitaria ha accelerato un processo in essere da anni e questo rende più difficile fare plusvalenze e “mettere a reddito”.
Mi riferisco ai cambiamenti del mondo del lavoro e della famiglia, ma anche al minor accesso al credito da parte delle banche.
C’è chi perde il lavoro ed è costretto a vendere casa e chi invece è alla ricerca di opportunità di acquisto.
C’è chi per lavoro o per studio vende nei piccoli centri e compra nelle grandi città.
C’è chi, non sapendo cosa fare con i soldi risparmiati, compra nelle località turistiche, nella speranza di lasciare in futuro qualcosa ai figli e nel frattempo farsi le vacanze.
Ne ho parlato in un articolo sul blog. .
Ora, sia che tu voglia fare una speculazione, sia che tu voglia mettere a reddito un patrimonio immobiliare è chiaro che devi avere un piano.
Per far sì che sia un investimento profittevole, devi studiare la zona in cui vuoi operare, dedicarci del tempo e affidarti a degli esperti che ti supportino nella ricerca, nella pianificazione fiscale e legale.
In parole semplici “ci devi lavorare sopra”.
Non è una battuta. Quello che ottieni mettendoci tempo ed energie si chiama lavoro che produce un REDDITO.
Esiste solo un caso in cui possiamo parlare di RENDITA immobiliare ed è quando percepisci gli affitti senza fare nulla.
Così come sono rendite le cedole delle obbligazioni e i dividendi azionari.
Quindi:
Reddito > lavoro e/o tempo impiegato per gestire una attività, i soldi, o gli immobili.
Rendita > nessun impiego di lavoro e di tempo.
Se non si comprende questo aspetto è inutile confrontare un investimento finanziario con uno immobiliare.
Se compri un immobile da 200.00 €, lo trasformi un B&B in cui ci lavori e ti genera 20.000 € all’anno, questo è un lavoro.
E non puoi metterlo sullo stesso piano di un investimento in obbligazioni di pari importo che ti stacca una cedola – senza fa nulla – di 3.000 € all’anno.
Al contrario, se affitti un appartamento agli studenti e deleghi ogni attività di gestione ad una agenzia, puoi iniziare a parlare di rendita.
Poi si aprirebbero discussioni in termini di sostenibilità e durata della rendita, ma non è questo il momento.
Sono comunque tutti esempi per dirti che non puoi continuare a gestire il patrimonio immobiliare senza chiarirti le finalità e senza avere un piano.
Se stai continuando con il solito approccio anni ‘80 per cui ‘’con gli immobili alla fine non si perde mai’’ la vedo molto dura per te.
Ed è proprio per questo motivo che dalla prossima settimana ho deciso di intervistare alcuni professionisti del progetto PatrimoniProtetti.
Tratteremo il tema degli investimenti immobiliari da diversi punti di vista, compreso i vantaggi del superbonus 110% previsto dal Decreto Rilancio.
Tutte informazioni che hanno lo scopo di aiutarti a investire correttamente in settore in continua evoluzione.
Si parte con l’analisi del mercato immobiliare a cura di Alessio Tipoli CoFounder del gruppo ageCASA
M.Isetta