Tutto quello che devi sapere per investire nell’era post-Covid

Capire il mondo post-Covid è fondamentale, non solo per investire.

Ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale e sarebbe bene che se ne parlasse più spesso, perché i numeri che fotografano la realtà ci pongono di fronte a scelte che influenzeranno il tenore di vita di questa e delle prossime generazioni.

Preso atto che, come sempre, gli atteggiamenti possibili di fronte ad un problema sono:

  1. qualcuno farà qualcosa per me;
  2. voglio capire e decidere il meglio per me;

 

oggi bisogna decidere da che parte stare.

Se aspettare che l’intervento statale porti una qualche soluzione oppure pensare a soluzioni individuali.

Personalmente, non vedo una politica in grado di costruire un futuro sostenibile sia in termini economici, sia di condizioni di vita.

Non mi pare che ci sia neanche la volontà di affrontare determinate questioni.

Con questo articolo voglio darti un’idea del nuovo contesto in cui sarai chiamato a investire nei prossimi anni e un metodo per mettere in sicurezza tutto quello che hai costruito o ereditato.

Solo partendo dall’analisi del contesto e dalle implicazioni che ricadono sugli individui si possono scoprire le vere esigenze di protezione di ognuno di noi.

Proviamo quindi a fare un ragionamento mettendo l’attenzione su 4 punti:

  1. imprese
  2. famiglie
  3. stato
  4. banche

 

Come avrai letto o sentito nei vari notiziari, dal lato imprese, l’impatto della crisi è stato di intensità e rapidità straordinaria determinando seri rischi per la sopravvivenza delle stesse.

Dai dati Istat pubblicati l’8/07 dal Sole24ore:

  • il 22% delle medie e grandi imprese rischia di non arrivare a fine anno;
  • per le microimprese il pericolo arriva al 40%;
  • oltre 6 ristoranti e alberghi su 10 rischiano la chiusura entro un anno,

 

mettendo a rischio oltre 800.000 posti di lavoro.

A rischio sopravvivenza ci sono anche:

  • il 65,2% delle imprese di alloggio e ristorazione;
  • il 61,5% delle aziende dello sport, cultura e intrattenimento con circa 700.000 addetti.

 

Infine, quasi il 12% delle imprese risulta orientato verso una riduzione sostanziale dei dipendenti, anche a causa del crollo del fatturato, così come registrato dall’Osservatorio dei Commercialisti.

In un uno scenario così complesso, dove gli imprenditori saranno alle prese con licenziamenti, tasse, cali di fatturato e possibili fallimenti, aumentano i fattori di rischio sul patrimonio individuale che devono essere considerati prima di fare qualsiasi scelta di investimento.

Ripeto, ogni strategia di tutela personale – perché sia valida – deve essere messa in atto PRIMA che nascano i problemi.

Il tempo diventa un elemento importante da sfruttare anche in virtù del rinvio a Settembre 2021 della disciplina della crisi d’impresa e delle nuove responsabilità imprenditoriali che ne derivano.

Se non lo hai già fatto, parla con il tuo commercialista delle conseguenze per chi non si adeguerà a questa riforma, perché scoprirai la possibilità di aggressione anche del proprio patrimonio personale finanziario e immobiliare.

Stai però alla larga dai tuttologi.

Per difendersi sono necessari strumenti giuridici e strategie finanziarie che solo la collaborazione fra più figure professionali può garantire.

Te ne parlo perché io stesso – per fornire una adeguata protezione ai miei clienti – ho stretto collaborazioni con commercialisti, notai, avvocati e consulenti immobiliari.

Il metodo PatrimoniProtetti è nato proprio per questo.

Passiamo ora alle famiglie.

Un primo focus arriva dall’indagine della Banca d’Italia sulla situazione economica delle Famiglie Italiane post-Covid.

La sintesi è questa:

  • oltre il 50% dichiara di aver avuto una riduzione del reddito in seguito alle misure adottate per il contenimento dell’epidemia;
  • oltre il 50% ritiene che, anche quando l’epidemia sarà terminata, le spese per viaggi, ristoranti, cinema e teatri saranno inferiori a quelle pre-crisi;
  • circa il 33% dichiara di non aver risorse liquide sufficienti a far fronte alle spese per consumi essenziali della famiglia per un periodo di 3 mesi;
  • oltre il 40% non riesce a sostenere le rate del mutuo.

 

Inoltre, secondo i dati Istat, la propensione al risparmio è cresciuta e di conseguenza sono aumentati i depositi sui conti correnti e gli investimenti in Titoli di Stato.

Il successo dell’emissione speciale del Btp Italia per sostenere le spese dell’emergenza Covid conferma questa tendenza.

Un approccio che – dettato da preoccupazioni e dall’aumento della liquidità – va di pari passo con un altro dato allarmante, già trattato nelle newsletter settimanali e per questo non mi dilungherò oltre.

 

Le conseguenze del mix micidiale di:

  • assenza di concetti base dell’educazione finanziaria come diversificazione, rischio e interesse composto;
  • aumento della liquidità sui conti;
  • paura per il futuro;

 

si traducono in una:

  • maggiore esposizione a truffe, come dimostrato dai tanti risparmiatori che hanno perso denaro con le obbligazioni delle varie banche fallite;
  • incapacità di cogliere le opportunità, come dimostrato dal fatto che siamo l’unica nazione che non ha visto crescere la ricchezza pro-capite dalla crisi del 2008;
  • sovrastima dell’intervento statale (pensione e sanità pubblica) come dimostrato dal numero ridotto di soggetti che hanno aderito a forme di pensione integrativa (circa 8 milioni di iscritti su un potenziale di 26 milioni-Dati Covip);
  • sovrastima della redditività del patrimonio immobiliare che, anziché essere una fonte di reddito, crea preoccupazione perché gestito come negli anni 80.

 

Tutti questi punti meritano un approfondimento che tratteremo nei prossimi articoli, ma ora c’è tanto lavoro da fare per preparare le famiglie ad investire in modo consapevole i propri risparmi, prima che i rischi da probabili diventino reali.

Lo Stato ha bisogno di soldi e da qualche parte li prenderà.

Certo che, se da una parte non sei disposto a vedere il pericolo e dall’altra l’esigenza di sicurezza è soddisfatta da un buono postale o da un btp a 10 anni – solo perché ti dà un interesse fisso e alla fine dovrebbe rimborsare il capitale – io sinceramente non posso esserti d’aiuto.

Posso solo ricordarti che “diversificare e non investire tutto in una sola nazione” è una regola d’oro perché il futuro può essere molto diverso da quello che hai previsto.

Ora, al di là delle idee personali sul nostro bel paese, i dati ci dicono che sono almeno 3 gli aspetti critici:

  1. un debito pubblico elevatissimo (a maggio superati i 2500 miliardi). Nel 2021 il rapporto debito/pil arriverà al 165% e non ci sarà permesso indebitarci oltre;
  2. una demografia negativa – la popolazione italiana è diminuita di 124.427 unità nel 2018, anno in cui si è registrato il minimo storico di nascite;
  3. una mancanza di crescita dovuta alle tasse sul lavoro, sugli utili aziendali e a tutta una serie di inefficienze che impattano più che in altri paesi.

 

Tutto questo ci porta a pensare che i livelli di servizi e l’assistenza – alla quale siamo sempre stati abituati – finirà.

Di quanto scenderà questo livello nessuno lo sa, ma di certo colpirà il tenore di vita delle famiglie.

La demografia e la mancanza di crescita sono i due fattori che incidono maggiormente sulle pensioni e sulla sanità

In tema pensioni, è notizia di questi giorni che in Italia ci sono più pensionati che lavoratori.

 

Con l’introduzione di quota 100, la spesa per le pensioni ha raggiunto una percentuale molto rilevante del PIL: circa il 16%.

Con una spesa così elevata – ovviamente – non c’è molto margine per investire in quello di cui il paese ha realmente bisogno – cioè infrastrutture e sanità.

Infatti, se analizziamo il “Rapporto 2020 della Corte dei Conti sul Coordinamento della Finanza pubblica

notiamo che l’emergenza ha messo in evidenza gli aspetti più problematici del nostro servizio sanitario:

  • riduzione delle risorse destinate alla sanità e crescente ruolo di quella a carico dei cittadini;
  • contrazione del personale a tempo indeterminato;
  • riduzione delle strutture di ricovero;
  • rallentamento degli investimenti;

a pag. 286 e segg. del rapporto trovi tutto.

Insomma, è chiaro di cosa si dovranno preoccupare le famiglie nel prossimo futuro?

Sintesi della sintesi.

Risparmiare per una rendita/pensione e per aiutare i figli.

Sottoscrivere un’assicurazione sanitaria privata da affiancare a quella pubblica.

Pianificare il passaggio di ricchezza da una generazione all’altra, prima che lo faccia lo Stato.

Vendere gli immobili che non creano reddito per creare liquidità da investire.

E aggiungo… ‘’ristrutturare ‘’ i debiti in essere a condizioni più vantaggiose, approfittando dei tassi bassi.

Bene, siamo arrivati all’ultimo punto: le banche.

A parte la gestione dell’emergenza – che ha costretto tanti impiegati del settore a cambiamenti radicali per non interrompere il servizio e richiesto a tanti clienti di adattarsi – la vera domanda è: come si riorganizzerà la banca?

I temi sul tavolo dei manager sono tanti.

Ripensare il contatto con i clienti sempre più digitale e su appuntamento.

Prepararsi all’ondata di crediti che i debitori non riusciranno a pagare

Proporre nuovi prodotti di risparmio e di protezione.

Aumentare i costi dei servizi come bancomat e bonifici.

Ridimensionare la forza lavoro e gli sportelli.

La banca che hai visto in questi mesi, quella che ti ha obbligato a prendere un appuntamento per versare sul proprio conto corrente, fare la coda per chiedere un’informazione, telefonare per ore senza ricevere risposte – potrebbe diventare la nuova normalità.

Cosi come devi aspettati la chiusura della filiale sotto casa (se già non è stata chiusa) o il trasferimento della persona che avevi come riferimento.

Io non conosco le strategie che le banche metteranno in atto per migliorare il rapporto con i clienti, ma sono certo che l’uso di strumenti a distanza – come smartphone, pc, call center – la faranno da padrone.

Ma sono anche convinto che la soluzione non è mai al 100% digitale.

Da amante della tecnologia e partner di una banca dove già oggi le proposte di investimento sono facilmente gestibili a distanza e i servizi base non si pagano posso dirti che la vera rivoluzione per il cliente non è questa.

In questo settore il cliente ha fatto bingo quando ha trovato un consulente che si adopera per fargli cambiare prospettiva.

Quando attraverso un metodo lo aiuta a capire perchè deve investire e lo protegga dai veri rischi che lo possono portare alla rovina finanziaria.

Lo so, è un cambio di mentalità non facile ma necessaria per evitare che le soluzioni preconfezionate delle banche producano altri danni.

Alla prossima!

M.Isetta

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